Settefontane
S E T T E F O N T A N E
Una delle tante località del Trentino “visitata” anche dall’invasione francese (quando mai i popoli decideranno di rimanere nei propri territori ? )
Prende il nome dalla presenza di sette sorgenti di “acqua buona”.
Un tempo l’attività principale era la pastorizia , duro lavoro e poca resa ,la configurazione e, l’aridità del terreno rendeva preziosissimo quel po’ di cibo che ne usciva .
Il terreno ,è stato modificato a “terrazze”, con numerosissimi muri a “secco”, creando cosi dei livelli un po’ più coltivabili, malleabili, seppur solamente a mano; ora tutto nascosto dal bosco, che finalmente si è ripreso il Suo territorio “rubato”.
Alcuni provarono ad emigrare in : Silverton—nord America, Colorado, Vulcan.
Fu costruita anche una scuola , frequentata dai ragazzi dei “masi” limitrofi, chiamati dal suono della campana.
Nello stesso edificio si lavorava il latte “casel”, fornendo alle famiglie il formaggio e il burro.
Esempio di comunità, e polifunzionalità dell’edificio. Spesso un gruppo di persone si ritrovavano autonomamente nell’ unica aula per la recita del Rosario.
Edifici raggruppati , quasi a sostenersi l’ un l’ altro ,per un aiuto reciproco come lo vivevano un Tempo gli abitanti , ora…………..difficile vivere vicini…..
La “linea” architettonica era dettata dall’ esigenza, dall’essenzialità dell’uso, cercando di “rubare” meno Terra possibile, in un inconscio rispettoso dell’ ambiente .
Il capomastro fungeva anche da architetto , rispettando le necessità delle persone che vi abitavano, seguendo una “linea” che involontariamente corrispondeva a tante altre situazioni territoriali.
Ora tutto è nelle mani dell’ architetto (salvo qualche rara eccezione) imponendo le sue “masturbazioni mentali” rendendo le costruzioni poco consone , poco vivibili, in compenso, e, come un perverso merito, più costose, senza possibilità di riscontro.
Prende il nome dalla presenza di sette sorgenti di “acqua buona”.
Un tempo l’attività principale era la pastorizia , duro lavoro e poca resa ,la configurazione e, l’aridità del terreno rendeva preziosissimo quel po’ di cibo che ne usciva .
Il terreno ,è stato modificato a “terrazze”, con numerosissimi muri a “secco”, creando cosi dei livelli un po’ più coltivabili, malleabili, seppur solamente a mano; ora tutto nascosto dal bosco, che finalmente si è ripreso il Suo territorio “rubato”.
Alcuni provarono ad emigrare in : Silverton—nord America, Colorado, Vulcan.
Fu costruita anche una scuola , frequentata dai ragazzi dei “masi” limitrofi, chiamati dal suono della campana.
Nello stesso edificio si lavorava il latte “casel”, fornendo alle famiglie il formaggio e il burro.
Esempio di comunità, e polifunzionalità dell’edificio. Spesso un gruppo di persone si ritrovavano autonomamente nell’ unica aula per la recita del Rosario.
Edifici raggruppati , quasi a sostenersi l’ un l’ altro ,per un aiuto reciproco come lo vivevano un Tempo gli abitanti , ora…………..difficile vivere vicini…..
La “linea” architettonica era dettata dall’ esigenza, dall’essenzialità dell’uso, cercando di “rubare” meno Terra possibile, in un inconscio rispettoso dell’ ambiente .
Il capomastro fungeva anche da architetto , rispettando le necessità delle persone che vi abitavano, seguendo una “linea” che involontariamente corrispondeva a tante altre situazioni territoriali.
Ora tutto è nelle mani dell’ architetto (salvo qualche rara eccezione) imponendo le sue “masturbazioni mentali” rendendo le costruzioni poco consone , poco vivibili, in compenso, e, come un perverso merito, più costose, senza possibilità di riscontro.
Non dimenticare mai nel lavoro, nei momenti difficili,
di dare una pacca sulle spalle ai tuoi colleghi per rincuorarli......